martedì 15 giugno 2010

"viaggio a Roma" di Checcofree

Non ho mai amato viaggiare in treno, forse perché nei vecchi film che guardava mia nonna le grandi separazioni avvenivano sempre in grigie stazioni senza tempo, dove il protagonista rincorreva il treno fumante senza aver potuto dire ciò che veramente aveva nel cuore; quella volta però chi partiva per un lungo viaggio in treno ero io e alla stazione forse qualcuno aveva rincorso il treno ma non l’avevo visto.La frana caduta sul tratto irpino che passa da Grottaminarda condizionava il tragitto del treno ,del mio, diretto a Roma, che a causa di questa assurda calamita’ girava intorno al versante adriatico prima di rientrare nell’entroterra e dirigersi verso l’altro mare per fermarsi nella capitale!
Il finestrino bagnato da una fitta pioggia e la velocità, del treno distorcevano i contorni di quella sempre verde campagna pugliese, così alberi e siepi prendevano forme semi umane, mani che chiedevano aiuto, ghigni crudeli, fantasmi intrappolati in quella parte di macchia mediterranea che velocemente volgeva verso le coste del mare adriatico.
Di fronte a me sedeva una signora di mezza età, forse un po’ troppo sfiorita, che mangiava un piccolo panino fatto con burro e alici e beveva da un thermos una tazza di tè caldo.
Ero preso dai miei pensieri e mi ero rannicchiato per cercare di dormire un po’ quando d’un tratto la signora burro e alici mi disse: “Ti va un po’ di tè caldo? E’ buono e soprattutto riscalderà i tuoi freddi pensieri….” – Semi stordito dal sonno improvvisamente spalancai gli occhi all’udire di quelle parole e stropicciandomeli le dissi: “Grazie molto volentieri”.
Il tè era bollente e profumatissimo da inebriarmi la testa fino a scaldare i miei pensieri, proprio come aveva detto la signora burro e alici e mi aveva tolto da quel torpore dovuto al rumore della locomotiva, così, smisi di guardare fuori dal finestrino e mi accorsi che il treno era semi vuoto con ancora i sedili in legno rivestiti di velluto di colore verde ma, ciò che mi colpì di più era quel profondo infinito silenzio interrotto solo dallo sferruzzare veloce della signora, che aveva tirato fuori dalla sua borsa in stile Mary Poppins il gomitolo di lana e gli strumenti per lavolarla. Stava facendo una sciarpa color vermiglio era orribile ma, lei sembrava molto compiaciuta del suo operato. Improvvisamente mentre ancora assaporavo il mio tè la signora Burro e Alici mi disse: “Dove stai andando?” – Il suo italiano da signora d’altri tempi era così piacevole da ascoltare che quasi mi vergognavo del mio accento così le risposi mestamente: “A Roma a trovare degli amici” – non era da me essere così timido e forse lei l’aveva capito, continuando mi disse: “Roma è molto bella ed affascinante penso proprio che sia il posto ideale per ritrovare se stessi, non trovi?” – e cercando conferma nel mio sguardo, mi sorrise. Riprese il discorso mentre la sciarpa si allungava e disse: ” Io mi fermo ad Ancona vado da mia figlia a trovare il mio nipotino, ti somiglia sai? Sono sicura che da grande diventerà bello come te – poi mi sorrise di nuovo e disse – posso chiamarti Marco? mio nipote si chiama Mirco ed io non ricordo mai i nomi nuovi” – accennandole un sorriso, annuii con la testa.

Autore:Checcofree

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